Due lettere From Nella tua breve esistenza, Lettere 1918-1926

Written in Italia by Ada and Piero Gobetti

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Lettera 84 (p. 193-195 della presente edizione). Piero a Ada

Torino, 19. luglio. [1920] ore 19

Ti scrivo da Torino. Partiremo domaniAda era partita quel giorno per una breve vacanza a Ceres. Piero sarebbe partito per San Bernardino di Trana, dove sarebbe rimasto fino al I° settembre.. Così ho potuto fare in modo che presto mi si manderà da Parigi il LaberthonnièreL. Laberthonnière, Le Réalisme chrétien et l’Idéalisme grec, Lethielleux, Paris 1904, che Gobetti aveva in programma di tradurre per l’editore Vallecchi insieme ai Nuovi saggi di filosofia religiosa del filosofo modernista francese. Sarebbe apparso peraltro solo il primo volume, nel 1922. Ispiratore di questo lavoro era stato Gioele Solari, a cui infatti l’opera fu dedicata., e ho compite le cose che mi restavano per Torino. Domani troverò a S. Bernardino una tua lettera, e sarà il primo saluto caro nel paesello che non conosco, sarà il mio affetto la mia intima gioia anche là presente.

Era un po’ strano oggi trovarmi solo a Torino. Non triste, perché so bene che il nostro amore sempre più si fa saldo dopo queste brevi lontananze. E la mesta solitudine s’illumina al pensiero della letizia fulgida e sicura che ci attende. Io l’aspetto con una serenità un po’ mistica.

Oggi poi era strano perché io non ti avevo vista partire e mi andavo immaginando una mia fantasia e ti attendevo e ti vedevo venire come le altre volte col tuo sorriso e con la tua dolcezza beatificante. So che hai pensato tutto questo primo giorno di assenza al nostro amore, che hai sperato di essere qui; e il desiderio mi pareva compiuto, anzi ne attendevo il compiersi senza impazienza.

Stassera poi la fantasia è svanita e mi son accorto che il mio amore è qui soltanto per il mio spirito. Resta Beatrice, guida alla mente, ma Didì è lontana.

E ora vedo che se Didì è lontana la serenità mia si fa triste.

Perde di completezza il nostro ritmo. Vibra una corda soltanto. Tutto diventa l’anelito di un desiderio. Ogni determinazione scompare. Resta un solo sforzo più che umano. E due pensieri si congiungono e si fanno uno solo per virtù d’amore. E la vita nostra è tutta in quel fervore, mia Beatrice.

Amore mio bello, mia letizia! oggi ho letto Dante, per te.

Ho riletto i sorrisi gioiosi di Beatrice. Ho ricostruito l’amore suo, mistico amore che ha anche in cielo la sua dolce umanità. Per questo si può piangere anche nel Paradiso di Dante.

Beatrice che resta donna pura e dolce può porgere a Virgilio piangendo i suoi preghi.

Perché non c’è cosa più sacra del dolore di una donna amante. Dante lo vede meravigliosamente. Le lagrime di Beatrice divina ci lasciano vedere la sua umanità.

Le resta nella perfezione ciò che la mosse alla beatitudine.

La sua vitalità artistica è nella dolcezza della sua rinuncia. Il Paradiso e la beatitudine consacrano la sua purezza, ma la lasciano vivere al suo amore.

Gli ardori celestiali non distruggono la sua fiamma umana. E il beato può soffrire, può piangere. C’è una sola potenza, una sola legge incorruttibile sopra ogni altra: neanche la può infrangere Lete che tutto cancella: ed è la pietà amorosa di una donna amante.

È così sublime il posto che ha la donna, la sua missione, per Dante! Ricordi la preghiera della Vergine a San Bernardo [sic]Dante, Paradiso, XXXIII, I-39. Nel testo, svista evidente, invece di: « alla Vergine di San Bernardo ».?

Amor mio: ho cominciato ad amarti con gioia di contemplazione come il piccolo angelo che, bimbo, mi pensavo d’avere accanto. Il piccolo angelo era sparito il mio cuore non lo sentiva più, egli se n’era andato con la fede svanita. E allora per lungo tempo, per sempre, ho capito che l’angelo sarebbe stato la bimba bella dai cari riccioli e dal candido sorriso che io vedevo la mattina. Ti amai con la purezza mistica dei miei tredici anni.

Poi lessi la Vita Nova e m’accorsi che tu ti chiamavi Beatrice.

Certo benché tanto diverso sia il nostro amore e tanto nuovo e bello e puro; sempre mi è caro tornare alla tua beata sorella, sorella in amore come a Dante siamo in amore fratelli quanti sacrifichiamo tutto alla luce d’uno sguardo dell’amata fanciulla, al raggiare del suo sorriso.

Ed io sono più felice dell’amante fervido della Vita Nova perché la mia Beatrice è donna del cuore oltre che della mente mia, e v’ha veramente per me una sola Beatrice, che non muore, ma ispira eterna, ogni giorno rinnovata, il rinnovarsi della mia vita.

Didì, la piccola bimba, è anche stata subito, sempre la celeste Beatrice del suo Piero. E così manca nella nostra vita sempre nova il dolore della fine che c’è nel libretto giovanile di Dante; e manca l’impersonalità di qualche scena del Paradiso.

Fanciulla mia resta sempre la mia beatitudine.

Piero

***

Lettera 88 (p. 201-202 dell’edizione). Ada a Piero

Ceres, 21 luglio 1920

Sto leggendo e rileggendo la Vita nuova. La trovo sempre più limpida, più bella, più cara. Ma mi pare che per comprenderla perfettamente sia necessario conoscere il Paradiso: tante cose che l’altr’anno mi erano sfuggite, ora le comprendo meglio.

Non è certo un’idea peregrina: ma credo che sarebbe interessante vedere e raffrontare partitamente i diversi punti somiglianti della Vita nuova e della Commedia. Ho continuato anche a leggere MolochRacconto giovanile di A. I. Kuprin.. Continua ad essere abbastanza interessante e credo che sarà opportuno tradurlo: al mare mi ci attaccherò.

Continuo anche a copiare BertiniAda copiava probabilmente le tesi in latino di Giovanni Maria Bertini, discusse all’Università di Torino nel 1846. Aiutava in tal modo Piero, che aveva avviato uno studio sul Bertini e aveva concordato con Papini la pubblicazione di un volume di scritti scelti per la collana « Cultura dell’anima » di Carabba. Il lavoro fu consegnato a novembre, ma apparve dopo la morte di Piero. Con questo studio e gli sviluppi che ne derivarono, Gobetti pose le basi della sua riflessione sul risorgimento e sul Piemonte riformatore ed eretico.: non è poi un latino difficile, come credevo: copiandolo lo intendo quasi tutto.

Appena lo abbia copiato interamente ti potrò mandare subito in poche parole il sunto, anche prima di cominciare a tradurlo.

Intanto nelle mie peregrinazioni per i monti, mi porto PlatoneVolendo iscriversi alla facoltà di Lettere e Filosofia, Ada avviava nell’estate la lettura dei classici della filosofia greca.. Mi metto in un bel prato al sole e comincio a leggere. Ma poi poco a poco mi sale intorno l’odore della terra e del timo scaldato dal sole, il vento mi porta il fragore della Stura, ed allora debbo lasciare Gorgia per ascoltare soltanto più.

Passano: sono prime onde di suoni un poco timide, un poco lontani come archi che cantino sottovoce, poi divengono più forti, poi lontanano di nuovo lenti.

Poi invece odo dei suoni limpidi, chiari, come acqua di polla, che sgranano così, freschi e tenui come – come non so – come tutta la freschezza dell’universo.

E poi ancora sento delle canzoni larghe, dal ritmo ampio e potenti, dalla linea gaia e festante.

E poi finalmente sorge e canta una musica di mille voci che non sono all’unissono, che stridono talvolta come corde fuori tono, che urlano, che salgono forte, forte, terribilmente, che pare scuotano tutta la terra.

Canto allora colla bocca contro la buona terra odorosa la mia canzone pazza, e piango.

Piero, Piero, vieni, ho l’anima troppo piena di grida, di voli, di tumulti: ho bisogno di posare la mia testa ebbra di luce sul tuo cuore e di chiudere gli occhi in pace sotto la carezza delle tue labbra. Sono troppo lieta, sento troppa vita. Troppa? Non so, forse non è mai troppa, ma è tanta, tanta, ed è tutta da te, per te, amore

didì

Domani, se non capita nulla vado a Torino. Riceverò oggi qualche cosa da Piero?

Published November 21, 2023
© Einaudi 2017

Deux lettres from Nella tua breve esistenza, Lettere 1918-1926

Written in Italia by Ada and Piero Gobetti


Translated into French by Pauline Allart, Annette Motta, Floryne Joccallaz under the mentorship of Florence Courriol.

Lettre 84 (p. 193-195 de l’édition originale italienne). Piero à Ada

Turin, 19. juillet. [1920] 19 heures

Je t’écris de Turin. Nous partirons demainAda est à Cérès pour de courtes vacances. Piero est sur le point de partir à San Bernardino di Trana, où il reste jusqu’au 1 er septembre.. J’ai ainsi pu m’arranger pour me faire rapidement expédier de Paris le LaberthonnièreLucien Laberthonnière, Le Réalisme chrétien et l’Idéalisme grec, Lethielleux, Paris, 1904. P. Gobetti a le projet de traduire cet ouvrage ainsi que les Essais de philosophie religieuse du philosophe français pour l’éditeur Vallecchi. Toutefois, seul le premier volume paraît en 1922. Ce projet lui a été inspiré par Gioele Solari, à qui l’œuvre est dédiée. et j’ai réglé les affaires qu’il me restait à Turin. Demain, je trouverai à San Bernardino une lettre de toi, et elle sera le premier signe chaleureux dans ce petit village que je ne connais pas, elle sera mon trésor mon intime joie là-bas aussi m’accompagnant.

C’était un peu étrange aujourd’hui de se retrouver seul à Turin. Non pas triste, puisque je sais bien que notre amour se renforce un peu plus après chacun de ces brefs éloignements. Et la morne solitude s’illumine à la seule pensée du bonheur radieux et certain qui nous attend. Je l’attends quant à moi avec une sérénité quelque peu mystique.

Et puis aujourd’hui c’était étrange parce que je ne t’ai pas vu partir et je me suis laissé aller à une rêverie, je t’attendais et je te voyais venir comme les autres fois avec ton sourire et ta douceur béatifiante. Je sais que tu as pensé tout au long de ce premier jour d’absence à notre amour, que tu as espéré être ici ; ce désir me semblait réalisé, ou plutôt j’en attendais la réalisation sans impatience.

Et puis ce soir ma rêverie s’est dissipée et je me suis rendu compte que mon amour est seulement là pour mon esprit. Il reste Béatrice, qui guide mes pensées, mais Didi est loin. Et je vois à présent que si Didi est loin, ma sérénité devient triste.

Que perd en plénitude notre rythme. Que ne vibre qu’une seule corde. Que tout devient soif d’un désir. Que toute détermination disparaît. Et ne reste qu’un seul effort, plus qu’humain. Deux pensées se conjuguent et ne font qu’une par la force d’amour. Et notre vie tient tout entière dans cette ferveur, ma Béatrice.

Mon bel amour, mon bonheur !, j’ai lu Dante aujourd’hui, pour toi.

J’ai relu les sourires joyeux de Béatrice. J’ai reconstruit son amour, amour mystique qui même au ciel a sa douce humanité. C’est pour cela que l’on peut aussi pleurer dans le Paradis de Dante.

Béatrice, qui reste une femme pure et douce, peut adresser ses prières à Virgile en pleurant.

Car il n’est rien de plus sacré que la douleur d’une femme aimante. Dante le voit merveilleusement bien. Les larmes de la divine Béatrice nous laissent voir son humanité.

Il lui reste, dans sa perfection, ce qui la mena à la béatitude.

Sa vitalité artistique réside dans la douceur de son renoncement. Le Paradis et la béatitude consacrent sa pureté mais la laissent vivre tout à son amour.

Les ardeurs célestes ne détruisent pas sa flamme humaine. Le bienheureux peut souffrir, il peut pleurer. Il n’y a qu’une seule puissance, qu’une seule loi incorruptible au-dessus de tout, et même Léthé, qui tout efface, ne peut l’enfreindre : c’est la piété amoureuse d’une femme aimante.

Quelle place sublime a la femme, et quelle mission, chez Dante ! Te souviens-tu de la prière de la Vierge à saint Bernard [sic]Dante, Paradis, XXXIII, I-39. Erreur manifeste ici, au lieu de : « à la Vierge de saint Bernard ». Dante, Paradis, XXXIII, I 39. ?

Mon amour : j’ai commencé à t’aimer dans la joie de la contemplation, comme ce petit ange que je pensais, enfant, avoir à mes côtés. Puis le petit ange a disparu mon cœur ne le sentait plus, il s’en est allé la foi l’a quitté. Alors j’ai compris, pour longtemps, pour toujours, que l’ange, ce serait cette belle enfant aux tendres boucles et au sourire candide que je voyais chaque matin.

Je t’ai aimée de la pureté mystique de mes treize ans.

Puis j’ai lu la Vie Nouvelle et me suis rendu compte que tu t’appelais Béatrice.

Et tout différent que soit notre amour, si neuf et beau et pur, j’aime toujours à revenir à ta sœur bienheureuse, sœur en amour comme nous sommes frères de Dante en amour, nous qui sacrifions toutes choses à la lumière d’un regard de l’enfant aimée, à l’éclat de son sourire.

Me voici plus heureux que le fervent amant de la Vie Nouvelle car ma Béatrice est dame de mon cœur tout autant que de mon esprit, et il n’est véritablement pour moi qu’une seule Béatrice, qui ne meurt point mais qui, éternelle, chaque jour nouvelle, inspire à ma vie son renouveau.

Didi, la petite fille, a tout de suite été aussi, et pour toujours, la céleste Béatrice de son Piero. Il manque ainsi dans notre vie toujours nouvelle la douleur de la fin que l’on trouve dans l’œuvre de jeunesse de Dante ; il y manque l’impersonnalité de certaines scènes du Paradis.

Belle enfant, reste toujours ma béatitude.

Piero

***

Lettre 88 (p. 201-202 de l’édition). Ada à Piero

Cérès, 21 juillet 1920

Je lis et relis la Vie nouvelle. Je la trouve encore plus limpide, plus belle, plus précieuse, mais il me semble que pour la comprendre parfaitement, il est nécessaire de connaître le Paradis. Beaucoup de choses qui m’avaient échappé l’an dernier, voilà que je les comprends mieux à présent.

Ce n’est bien sûr pas une idée très originale, mais je crois qu’il serait intéressant d’aller regarder et comparer en détail les différents points de ressemblance entre la Vie nouvelle et la Comédie. J’ai aussi continué à lire MolochIl s’agit d’un court roman de jeunesse d’Alexandre Ivanovitch Kouprine. : qui est toujours assez intéressant. Je crois qu’il sera bon de le traduire, je m’y attaquerai à la mer.

Je continue aussi à recopier BertiniAda recopie probablement les mémoires, rédigés en latin, de Giovanni Maria Bertini, soutenus à l’Université de Turin en 1846. Elle aide ainsi Piero qui a commencé une étude sur G. M. Bertini, avec le projet, en collaboration avec Giovanni Papini, de publier un choix d’écrits pour la collection « Cultura dell’anima » chez l’éditeur Carabba. Le travail est achevé en novembre, mais l’ouvrage ne paraît qu’après la mort de Piero. Avec cet essai et ses développements futurs, P. Gobetti pose les bases de sa réflexion sur le Risorgimento et sur le Piémont réformateur et hérétique. : ce n’est somme toute pas un latin difficile, comme j’avais pu le penser. Quand je le recopie, je comprends quasiment tout.

Aussitôt que je l’aurai intégralement recopié, je pourrai t’en envoyer le résumé en quelques lignes,
avant même de commencer à le traduire.

Par ailleurs, dans mes pérégrinations sur les hauteurs, je prends mon PlatonParce qu’elle veut s’inscrire à la Faculté de Lettres et de Philosophie, Ada commence durant l’été la lecture des classiques de la philosophie grecque.. Je me mets dans un beau pré au soleil et je commence à lire. Mais peu à peu monte autour de moi l’odeur de la terre et du thym chauffés par le soleil, puis le vent m’apporte le grondement de la Stura et je dois alors lâcher Gorgias pour ne faire qu’écouter.

Elles passent : premières vagues de sons tout d’abord timides, un peu lointains tels des archets qui chantent tout bas, puis s’amplifient, puis s’éloignent dans un rythme à nouveau lent.

Mais soudain je discerne des sons limpides, clairs comme de l’eau de source, qui se succèdent, frais et ténus comme, comme… – je ne sais pas… -, comme toute la fraîcheur de l’univers.

Et puis j’entends aussi de grands airs, un rythme ample, une musique puissante, une ligne gaie et
festive.

Enfin jaillit et vibre un chant aux mille voix : elles ne sont pas à l’unisson, elles grincent parfois comme des cordes désaccordées, elles hurlent, elles s’élèvent fort, fort, terriblement fort, on dirait qu’elles secouent la terre entière.

Je chante alors, la bouche tout contre la bonne terre odorante, ma folle chanson, et je pleure. Piero, Piero, viens, j’ai l’âme trop pleine de cris, de vols, de tourmentes : j’ai besoin de poser ma tête ivre de lumière sur ton cœur, de fermer les yeux en paix sous la caresse de tes lèvres. Je suis trop heureuse, je sens trop de vie. Trop ? Je ne sais pas, peut-être n’est-ce jamais trop, mais il y en a tant, tant, et elle vient tout entière de toi, à toi, mon amour

didi

Demain, si tout se passe sans encombre, je vais à Turin. Recevrai-je aujourd’hui quelque chose de
Piero ?

Published November 21, 2023
© Centre de traduction littéraire (CTL) de l’Université de Lausanne

Ce travail collectif est le résultat d’un atelier de traduction qui s’est déroulé lors de la Summer School Tralectio – édition 2023 sur « La traduction littéraire aujourd’hui. La correspondance » – organisée par le Centre de traduction littéraire (CTL) de l’Université de Lausanne (UNIL – Suisse) et par l’Università degli studi di Bergamo (Italie).


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